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Femminismo

Il femminismo è una vigliacca ideologia da strapazzo creata con il presupposto di garantire i diritti delle donne ma che ben presto si è trasformata in un calderone di vendetta di genere che crea odio, separazione, incomprensione e ancora più distacco.

Inizialmente, il femminismo era un fenomeno che tentava di permettere alle donne di avere le stesse opportunità degli uomini, ottenendo salari uguali e potendo accedere alle stesse occupazioni lavorative. Il femminismo era altresì in supporto del suffragio universale esteso anche alle donne, dando così spazio alla loro voce. Una volta ottenuti questi risultati, il movimento non è stato soppresso, ma anzi, ha spinto sempre più sulla narrativa della "donna vittima" e ha dunque radicalizzato sempre di più la propria posizione, spingendosi dalla parità uomo-donna alla supremazia femminile, l'odio verso gli uomini. La narrativa vittimista è la stessa attuata dagli ebrei in relazione alle loro atrocità; 80 anni fa un signore con i baffi ci volle distruggere, dunque siamo autorizzati a fare tutto. Non sei d'accordo? Sei un antisemita. Tempo fa le donne non avevano dei diritti? Sono vittime onorarie per sempre, e dunque, in quanto vittime, sempre e comunque dalla parte della ragione. Per tal motivo sono autorizzate a fare richieste sempre più assurde o comportarsi in modo sempre più rabbioso e radicale, la loro posizione glielo consente. Come ogni ideologia, diventa un tumore sempre più radicato nella società, fino al raggiungimento della fase terminale, in cui tutto è vero e falso contemporaneamente, la narrativa perde di significato e nulla ha più un senso. Cercheranno in ogni modo di convincerti che sono presenti dei problemi nella società, ed è una narrativa creata dalle persone comode che hanno bisogno di trovare un problema, un motivo per cui protestare e guadagnare potere e privilegi.

Svariati sono i danni arrecati alla società. La spinta per la liberalizzazione del sesso non ha fatto altro che esasperare i problemi già esistenti, anziché risolverli.

Le donne, oggi, si trovano spesso a compiere una delle più dure analisi costi-benefici della storia ogni volta che valutano l’intimità sessuale con un uomo - e la maggior parte degli uomini non ha la minima idea di quanto questa decisione sia diventata complessa e spaventosa.

Quando una donna prova attrazione per un uomo, il suo cervello avvia immediatamente una sorta di valutazione del rischio: se avessi un rapporto con questa persona e restassi incinta, rischierei di essere abbandonata, di subire gravi difficoltà economiche e di dover crescere un figlio da sola, lavorando senza sosta solo per pagare l’affitto e l’asilo nido?

Perché, nel sistema attuale, è spesso questo lo scenario più probabile. La possibilità di una gravidanza trasforma ogni incontro sessuale in una potenziale catastrofe personale per le donne.

In una società tribale o comunitaria, una donna poteva essere attratta da un uomo forte, spiritoso, gentile con i bambini, capace di contribuire al benessere del gruppo, e poteva seguire quell’attrazione sapendo che, in caso di gravidanza, la comunità avrebbe sostenuto lei e il bambino. Lo status economico individuale del padre contava poco, perché le risorse collettive garantivano la sopravvivenza. L’educazione dei figli era condivisa da più adulti, e anche se la relazione non funzionava, la madre non veniva condannata all’isolamento o alla povertà. La nascita di un bambino era considerata un dono per la comunità, non un rischio da temere.

Oggi, invece, la società ha costretto le donne a valutare ogni potenziale partner come se fosse una decisione finanziaria. Devono chiedersi: ha un lavoro stabile? È affidabile dal punto di vista emotivo? Ha una buona salute mentale? Saprà restare accanto a me se le cose si complicano? Contribuirà alla crescita del figlio o sparirà? Potrà affrontare lo stress senza diventare aggressivo? Ha una rete familiare di sostegno? Rispetterà la mia autonomia?

Le domande sembrano infinite, perché le conseguenze possono essere enormi.

Anche trovando un uomo che sembri offrire sicurezza, resta sempre la paura di perderlo per cause impreviste - separazione, malattia, problemi economici o personali - che lascerebbero la donna nuovamente sola, con tutto il peso sulle proprie spalle.

Abbiamo reso la genitorialità un compito privato e individuale, invece di un investimento collettivo: così ogni decisione sessuale diventa un rischio altissimo che grava quasi interamente sulle donne.

Molti uomini, nel frattempo, vivono frustrazione e incomprensione, senza rendersi conto che le donne non stanno "rifiutando loro", ma piuttosto il rischio devastante di una maternità solitaria in una società che offre pochissimo sostegno. Il problema non è la mancanza di desiderio o di attrazione; è che abbiamo creato condizioni in cui le conseguenze del desiderio possono distruggere la vita di una persona.

La rivoluzione sessuale prometteva libertà e parità, ma in assenza di un reale sostegno collettivo, ha finito per lasciare molte donne più vulnerabili che mai: libere di scegliere, sì, ma costrette a sopportare da sole tutto il peso delle conseguenze.

Il gravissimo danno arrecato alla società dal modello consumistico-capitalista, individualista ed egoista è stato catalizzato nei suoi aspetti sociali dall'ascesa del femminismo, che ha contribuito a putrefare i costumi sociali in modo irreparabile e aprire le porte ad una manipolazione che, come con la rana nella pentola che bolle, spinge ad accogliere ragionamenti sempre più radicali e controproducenti che minano la stabilità del complesso sociale.

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