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Siracusa

Siracusa è il capoluogo dell'omonima provincia, situata a sud-est della Sicilia. Conta circa 120 mila abitanti.

È un luogo la cui storia si rifà ai tempi della Magna Grecia (di cui è stata capitale), per poi essere passata in mano ad altre civiltà tra cui quella Romana, Bizantina, Araba, Normanna, Sveva, Angioina, Aragonese, Spagnola e Borbonica, per poi essere passata, in ultima sede, all'Italia dopo l'Unità, nel 1861.

È la localizzazione fisica della contraddizione. Una così grande storia, una così piccola presenza oggi.

È un luogo spregevole a causa delle persone che vi abitano e del fenomeno del turismo scellerato che risucchia quel poco di decente che rimane.

Località caratterizzata dall'immobilismo economico, il provincialismo culturale, il turismo deturpante, la mediocrità sociale elevata a sistema.

I servizi pubblici? Inesistenti. Esistono - da pochissimo - degli autobus, sorti non mica per la cittadinanza in un atto di memorabile generosità da parte della politica, ma per i turisti, che tra il Teatro Greco e il gelato in Ortigia ne dovrebbero fare di strada altrimenti.

Le scuole? Andiamo avanti.

I pronto soccorso sono affollati da un'umanità sofferente e rassegnata: anziani con dolori misteriosi, giovani con braccia rotte dal calcetto, e almeno un tizio con "pressione bassa da ieri". L’attesa media? Diciamo che un codice giallo impiega circa 800 ore prima che un povero medico si faccia vivo. In certi casi, potresti cominciare con i sintomi e finire direttamente in pensione prima di vedere un medico, e anzi, ritieniti fortunato di esserci arrivato.

Popolazione

La popolazione siracusana rappresenta il prototipo del fallito. Una persona dalle microscopiche ambizioni, scarsa cultura, amore per le cose effimere, il perfetto individuo target per Temptation Island.

Il siracusano è profondamente spirituale, a modo suo. Va in chiesa per i battesimi, ai funerali per le foto, e alle processioni per criticare gli abiti degli altri. Il resto dell’anno, si affida al karma e a San Giuseppe per la riuscita di una schedina. Inoltre, alla morte di un caro, il primo neurone ad emettere un segnale è quello appartenente ai social media, oggetto della perpetuazione di un rituale "già mi manchi".

Nessuno si lamenta come un siracusano. È un’arte, un mestiere tramandato per generazioni. Si lamentano del caldo, del freddo, del vento, del mare troppo mosso e del mare troppo calmo. Del turismo che non porta soldi, e poi del turismo che porta troppa gente. Del fatto che non cambia mai niente - ma guai a proporre un cambiamento.

Il maschio è solitamente tozzo, abbronzato, capelli neri e ingellati, un accento pesante ed una parlata sgrammaticata. L'incedere è dimesso e goffo. Gli interessi vanno dal calcio al gioco (che viene praticato sovente nei famosi locali di scommesse). Avido fumatore. Il suo habitat naturale è la tabaccheria, in alcuni casi il bingo, e a volte, anche l'edicola, dove è possibile incontrare gli esemplari più scalmanati. Il suo sogno è diventare un posto fisso al comune e coronare così il sogno della madre.

La femmina è invece spesso ammiccante e civettuola, con un modo di fare sommesso e smorfioso. Il sabato veste in maniera provocante, ma senza grazia. Di bassa statura (con notevoli eccezioni). È spesso esperta nel domandare senza parole, e con fare seducente riesce a farsi offrire qualcosa da bere nei locali di infima categoria che frequenta. È guidata da ambizioni evanescenti, quasi sempre destinate a sfumare nel mediocre, data la grande ed incontrollata emotività. I suoi sogni sono quelli di chi non sogna davvero: uscire, divertirsi, andare a fare festa. Alcuni rari esemplari (a quanto sembra a rischio estinzione) riescono a sfuggire dallo stereotipo e costruiscono obiettivi concreti, che vengono raggiunti in altra sede.

Il siracusano non è mai imprenditore, non è mai temerario. Il siracusano la gioca facile, punta sempre il minimo. È spesso cimentato in attività commerciali dal guadagno modesto ma costante come negozi di vestiti, pizzerie, tavole calde. Con tutto il rispetto per le attività locali, spesso costituite da persone che amano il loro lavoro. Tuttavia è inevitabile fare notare come questi settori rappresentino, purtroppo, l'intero orizzonte economico della zona.

Struttura economica

Il settore manifatturiero è praticamente inesistente. Sono presenti sparute realtà di basso profilo, ma aziende di dimensioni più significative tendono a muoversi in altri territori.

Posti di lavoro high-tech? Hai sbagliato porta.

I lavoretti sono spesso pagati in nero, con un salario che oscilla tra l’elemosina e l’insulto. Il posto fisso rimane il Sacro Graal, da conquistare tramite conoscenze, parentele o - nei casi più sofisticati - tramite il gruppo WhatsApp "Me Cugginu".

Il concetto di "start-up" esiste, ma solo se è un modo creativo per vendere granite su Instagram.

L'unica cosa che può esistere è il turismo, che provoca un indotto significativo al Comune. L'isola di Ortigia è stata trasformata in un vero e proprio villaggio turistico, riducendo la qualità della vita agli abitanti del posto. I negozi di Ortigia sono trappole per turisti che vendono sempre la stessa roba: souvenir, cibi sovraprezzati, profumi e chincaglierie. Il resto della città è pressoché defunto e (più o meno) in stato di degrado. Non è raro trovare spazzatura accumulata in mucchi, a cui a volte, i locali danno fuoco come modalità di smaltimento, qualora i servizi locali dovessero difettare nelle operazioni di raccolta (o più comunemente per mancato pagamento della tassa sui rifiuti).

Struttura politica

L'amministrazione comunale è una specie di reality show a porte chiuse, con protagonisti sempre nuovi ma copione invariato: promesse irrealizzabili, progetti eternamente "in fase di definizione", e una burocrazia che sembra uscita da un romanzo kafkiano, ma con meno ironia. Ogni cinque anni si vota nella speranza che il prossimo sia meno peggio del precedente. Non accade mai. A quanto pare l'investimento più grandioso che si possa fare a Siracusa è nelle piste ciclabili. Chi lo avrebbe mai detto.

"Ma come, Siracusa è bellissima, abbiamo il mare..."

- Una signora siracusana alla lettura di questo articolo

"Mbare ma chi mi sta cuntannu?"

- Giovane siracusano medio alla lettura di questo articolo

"U travagghiu non c'è, ma o stadiu ci emu u stissu."

- Filosofia da bar, ore 11:43 con Peroni in mano.

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